Votare con il portafogli: un approccio etico
[vc_row font_color=”#000000″][vc_column font_color=”#000000″][movedo_title heading_tag=”h2″ heading=”h1″ increase_heading=”140″ custom_font_family=”custom-font-1″]Votare con il portafogli: un approccio etico[/movedo_title][vc_column_text text_style=”leader-text” css=”.vc_custom_1658837737681{background-color: #ffffff !important;}”]In due diverse occasioni, alle quali ho avuto modo di partecipare, ho ricevuto la medesima suggestione da parte di due relatori diversi e mi è parso ben strano. Poi ho pensato che, se due oratori diversi, durante due eventi diversi, ma sempre legati ai temi del lavoro e delle aziende, esprimevano la stessa opinione, forse mi trovavo di fronte ad uno spunto che valeva la pena approfondire.
I due relatori in questione sono Alberto Cirelli, presidente di Confapi Emilia, e Marco Bentivoglio, direttore di Base Italia, Associazione con scopi culturali di promozione e divulgazione in materie economiche, politiche, sociali e giuridiche.
Alberto Cirelli propone la sua riflessione in apertura al seminario di Confapi sulla sicurezza sul lavoro mentre Marco Bentivoglio è stato uno dei partecipanti al panel “Lavorare con il nemico” durante l’edizione del Nobilita Festival 2022.
Entrambi, anche se in modo diverso ed inserendo la riflessione in un quadro argomentativo differente, mi hanno offerto questo spunto: quanto è davvero etico utilizzare il boicottaggio come strumento di sanzione nei confronti di aziende che, a vario titolo, hanno avuto comportamenti criticabili?
Il boicottaggio lo conosciamo tutti molto bene, nella contemporanea società globalizzata e social quando un’azienda o un marchio adottano un comportamento disdicevole, o a volte anche apertamente illegittimo, la notizia si diffonde molto velocemente e si innesca il circo infernale della pubblica gogna.
Il processo mediatico, come spesso viene definito, avviene in quel tribunale parallelo che sono i mass media, dai gironali fino ai social network.
Il processo mediatico è spesso il più pericoloso poiché immediato e umorale, non ha bisogno di prove, gli bastano poche informazioni per pronunciare la sentenza e non è previsto l’affrancamento per buona condotta. Le sentenze mediatiche si dissolvono in pochi mesi o si trasformano in una lettera scarlatta da portare a vita, non c’è via di mezzo.
Quando ad essere al centro del processo è un’azienda che realizza qualche tipo di prodotto tra le pene da infliggere più in voga c’è sicuramente il boicottaggio.
Sui media si invitano, più o meno direttamente, le persone a non acquistare i prodotti di quel marchio per fargli pagare il prezzo della scorrettezza. Di recente l’abbiamo visto succedere anche con il caso Elisabetta Franchi che dopo le sue dichiarazioni si è trovata coinvolta nel solito iter processuale che ha visto la nomina del boicottaggio come strumento principe di sanzione nei confroni del marchio.
Tuttavia qual è il reale prezzo di questa strategia? Chi paga davvero quando un marchio viene boicottato?
Ecco non certo Elisabetta Franchi, mi viene da dire. Una realtà la cui produzione viene bloccata ha ricadute principalmente, se non esclusivamente, sui suoi dipendenti. E’ chi lavora al suo interno che potrebbe trovarsi improvvisamente senza un impiego per il calo del fatturato, una sanzione indiretta che mira al più forte ma centra il più debole.
Alberto Cirelli e Marco Bentivoglio suggeriscono invece un approccio più etico, oserei dire preventivo più che punitivo: votare quotidianamente con il portafogli.
Non interrompere la macchina quando vengono allo scoperto illeciti o discriminazioni ma essere informati sugli orientamenti di un’azienda prima ancora di scegliere se destinarle o meno i propri soldi.
Il portafogli del consumatore è un potentissimo strumento politico, può influenzare le sorti di un’azienda e deviarne anche la traiettoria perché è sulla base di quel portafogli che l’azienda indirizza le strategie commerciali.
Allora si tratta di scegliere un tema che ci sta a cuore, o anche diversi, che sia l’approccio ecologico/sostenibile o la diversity o la gender equity ed utilizzarlo come bussola per orientare le scelte d’acquisto.
Così facendo si andranno a premiare le aziende per noi virtuose, mentre le altre saranno spinte a rivedere la loro policy per continuare ad attrarre il mercato.
Votare con il portafogli è più etico che boicottare perché sfrutta le dinamiche interne del mercato per spingere le aziende a riposizionarsi, senza andare a ledere chi lavora per queste realtà.[/vc_column_text][movedo_empty_space height_multiplier=”2x”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][/vc_column][/vc_row]